Un primo sguardo sul lavoro
Chiasso, 12 dicembre 2013.
Prima che finisce quest’anno, voglio dare uno sguardo indietro e raccontarvi quanto questo progetto si sia enormemente sviluppato, in direzioni inimmaginabili.
Quando le persone mi chiedono “perché lo fai” o “come ti è nata questa idea”, rispondo spesso con la scintilla che ha fatto scattare la volontà di avviare il progetto, ovvero il mio ricordo di Shkurte che era entrata nella mia classe accompagnata dal maestro alle scuole elementari di Uetendorf, canton Berna, nel 1992. La sua fragilità e la sua difficoltà linguistica avevano creato empatia in me e questi sentimenti mi hanno sempre accompagnato, fino ad oggi. La domanda “dove è finita Shkurte” è sorta spontanea come anche “chi era Shkurte, perché era arrivata, cosa le era successo?”. Ho compreso che ci sono persone invisibili che vivono nella nostra società, della mia età (+30), che hanno subíto e attraversato una guerra spaventosa, fuori controllo, ultimo evento tragico per assoluto su suolo europeo che ha visto la capacità dell’uomo di saper liberare il suo abisso più barbaro. L’effetto diretto e spaventosamente logico della vittoria dell’ignoranza.
Un evento dimenticato dalla massa e dalle istituzioni, un evento potentissimo ancora presente in prima fila nella mente di chi l’ha vissuto, direttamente o indirettamente, e che ha segnato la loro vita. Se essi sono qui, se sono come sono, la guerra ha avuto la sua responsabilità.
Fanculo alla guerra. Davvero. Fa schifo, continuiamo a farla, senza tregua. Basta, davvero. Quale generazione vedrà un mondo interamente in pace? Un mondo che può godere di società laiche, democratiche, felici, in equilibrio con la natura e con gli altri?
Sapevo che c’erano molti abitanti di origini jugoslave arrivati qua durante gli anni 90. Ma come scovarli? Come sempre, il passaparola è il miglior strumento. Ma anche i social networks. Tra gennaio e oggi, 12 dicembre 2013, specialmente nell’ultima parte di quest’anno, sempre più persone mi hanno contattato da tutta la Svizzera, desiderando di raccontare la propria storia. Sembra sia l’ora. È passato troppo tempo, troppo silenzio. È giusto che si sappia anche qua. Specialmente in una società in cui la destra sta seminando sempre più i suoi messaggi di odio.
Alimentare e far funzionare un progetto del genere è molto impegnativo e lo sto portando avanti in gran parte con le mie forze e grazie all’aiuto di alcune bellissime persone. Ciò che mi permette di farlo è la consapevolezza che sto svolgendo una funzione fondamentale , da una parte della mia professione e dall’altra della mia vita come essere umano. Voglio e devo rendere fruibili le storie che definiscono la generazione, la società, la Storia di cui faccio parte. Si vive poco, e in questo minuscolo tempo sul mondo credo sia necessario, nel nostro piccolo, lasciare una scia. Per chi c’è stato e per chi verrà. Noi attori e professionisti nell’Arte dobbiamo raccontare senza metterci in primo piano, senza cadere nel narcisismo o nella prepotenza. Siamo qui per creare ponti, pitturare delle tele, avvicinare la gente l’un l’altra. Il nostro compito è unire, non separare.
La mia più grande gioia di quest’anno è la collaborazione iniziata con la RSI e con Francesca Giorzi del dipartimento radiodrammi. Sapendo che la radio nazionale ha mostrato vivo interesse sia a produrre le storie che a distribuirle sulle sue onde, mi permette di concludere quest’anno con la sicurezza e la felicità che i vissuti di ognuno dei racconti acquisiranno enorme valore e verranno conosciute tra la popolazione. È un altro passo verso la giustizia, è un passo che dimostra come l’Arte ha una grande responsabilità e funzione: può arrivare a esprimere emozioni e accaduti che sono al di là della comprensione, dove le parole magari non possono bastare. Di immagini ne abbiamo avute troppe. Ora si tratta di ascoltare e lasciarsi rapire dall’astrazione dei sentimenti.
Con Ravi Tironi e il mio bellissimo team di collaboratori stiamo lavorando all’organizzazione delle due mostre nel 2014, alla Biblioteca cantonale di Bellinzona, grazie alla gentile collaborazione con Theo Mossi e a un luogo a Lugano con l’aiuto del Dicastero Giovani ed Eventi.
In novembre è uscito il breve documentario su CULT TV della RTSI creato da Rachele Porro e Giotto.
Invece dal 7 al 9 gennaio e nuovamente il 20 e 21 saremo alla RSI a registrare le 20 storie raccolte fin’ora che andranno in onda a maggio per accompagnare e promuovere la mostra a Bellinzona.
Ringrazio Tiziana Mona per il prezioso aiuto che mi ha dato per avviare i giusti contatti e per i suoi consigli. Ringrazio Flavia Cereghetti per avermi aiutato a impostare il mio ruolo negli incontri e per il suo supporto. Ringrazio la Fondazione per la Radio e la Cultura che ancora una volta crede in me.
Grazie a tutti che hanno aperto la loro porta. Che queste grandi storie possano prendere il volo.
Alan.